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LE MORINE ROMAGNA DOC SANGIOVESE SUPERIORE
Il Sangiovese superiore Le Morine della Fattoria Monticino Rosso è unico, dotato di intriganti profumi e una struttura notevole, ma di estrema finezza. Il carattere nervoso si esprime tramite la freschezza del frutto, a cui si aggiungono delle sfumature di fiori e spezie, che aiutano a creare un’affascinante sinfonia, a cui fanno da sottofondo dei tannini intensi, ma di grande finezza.
Degustazione
Apertura di frutta sotto spirito ed erbe aromatiche. È intenso con piccoli allunghi minerali e dotato di una persistenza notevole. I profumi emergono netti, si disegnano con grande precisione, l’intreccio di sensazioni si fa più intrigante attraverso ricordi di frutta rossa. Piccole bacche rosse si mescolano con ricordi di fragoline selvatiche screziate da eucalipto.
Il palato è importante, mantiene doti di pienezza di corpo, mostrando agilità e ottimo equilibrio. L’acidità solletica il palato e tratteggia un affresco dove tannino e sapidità si alternano magistralmente. La persistenza in bocca è incredibile, ritorna sotto forma di espresso e menta. Un vino che non teme un lungo invecchiamento, complesso, che merita di essere bevuto nelle grandi occasioni.
Riconoscimenti
Prugna matura, more, marasche, sfumature di lampone, ciliegia sotto spirito, iris, rose rosse, viole appassite, spezie, eucalipto, timo, cacao, grafite.
Abbinamenti
Piatti di carne importanti, arrosti e filetti lavorati con aromi, formaggi stagionati a pasta dura, paste al forno con ragù, brasati, intingoli e carni succulente.
Consigli per il servizio
Temperatura di degustazione: 18 –20°C in ampi calici per vini rossi complessi d’annata.
Il Sangiovese è il vitigno padrone delle terre di Romagna. Questa particolare varietà ben si adatta al microclima e alla conformazione dei terreni delle colline romagnole con risultati di notevole spessore. Sembra che il Sangiovese fosse già noto agli Etruschi e si sia diffuso nell’Italia centrale seguendone le rotte commerciali. Un altro mito narra che il nome derivi da Sanguis Jovis, sangue di Giove, nome attribuitogli da un monaco cappuccino del convento di Sant’Arcangelo di Romagna, nei pressi del monte Giove, durante un banchetto in onore di papa Leone XII, il quale chiese come si chiamasse lo squisito nettare che i monaci avevano servito.
La prima fonte attendibile che parla di Sangiogheto e Sangioveto è Gainvettorio Soderini, gentiluomo cinquecentesco. “Vitigno sugoso e pienissimo di vino” ci dice, “Che non fallisce mai”, ma anche pericoloso, perché è facile farne aceto. Le ultime scoperte ampleografiche di Vouillamoz confermano la discendenza del Sangiovese da Ciliegiolo e Calabrese Montenuovo, un vitigno scampato all’estinzione per puro caso.
Le uve raccolte manualmente e riposte in piccole cassette, vengono portate in cantina, dove sono immediatamente diraspate e pigiate. Il mosto assieme alla bucce viene messo a fermentare in tini di acciaio inox, avvalendosi del controllo delle temperature. La macerazione è lunga, dura solitamente tre settimane, per essere in grado di estrarre tutto il potenziale dalle bucce. Dopo la svinatura, sosta in botti di rovere francese primo e secondo passaggio per un minimo di 12 mesi e poi fa altri 6 mesi di affinamento in bottiglia.
IMMAGINI DI SANGIOVESE
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